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Avatar di Claudia Lucca
5dModificato

Com’è la vita per chi non accetta la polemos? Difficile vivere oggi in un mondo pieno di “progetti bellicosi” se non si è “generali senza esercito”. È la guerra che entra anche a distanza nel romanzo, le tante guerre individuali specchio delle carneficine collettive. Viene da piangere, perché la guerra fa piangere, perché la “vita fa anche piangere”, perché questa volta il cuore da donare è quello di tuo figlio. E sembra impossibile, tutto. Grazie. Grazie della poesia, grazie del riconoscersi uomini e donne che corrono insieme, che vivono la stessa attesa, che potrebbero semplicemente fermarsi. Basta polemos, basta. Mi ripeterò la preghiera bellissima di questa puntata: “Fermiamoci dove la passione è uno spreco … dove l’ostinazione non è uno stipendio”, dove ancora quello che ci costituisce come esseri umani - dico - permane. Se così fosse, magari, non si vedrebbe alcun inganno luminescente oppure l’unico inganno sarebbe quello meraviglioso della finzione letteraria, dell’homo ludens che giocando crea una lei e un lui che sono un “insieme di parole”, dentro cui mi riconosco io, ti riconosci tu. Come sempre grazie per questa attesa, sorprendente e lirica puntata.

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Avatar di Rosaria F.
15hModificato

Quanta poesia in questa puntata! Mi ha lasciato senza fiato per quanto è bella!

"[...] piangere senza un perché, piangere perché la vita fa anche piangere, bisogna piangere ogni tanto e quella musica è perfetta per piangere. [...]" E quanti pianti nell'adolescenza. Poi si comincia a piangere meno, forse perché smettiamo di essere così esposti, come carne viva, a ogni sollecitazione, interna e esterna. Ma forse dovremmo ricominciare a piangere, piangere senza un perché.

"[...] ecco, questo è l’artista. Un ragazzo che corre sotto la pioggia per chiedere un autografo a un’attrice famosa." Al di là del fatto che si sta parlando di un personaggio specifico, "l'artista", ci ho sentito un'idea universale dell'essere artista. E del resto subito dopo si dice "Chi è il ragazzo che corre sotto la pioggia? Sei tu, sono io. [...] siamo due che corrono sotto la pioggia [...] Siamo due che pensano alla stessa ragazza. Siamo due che cercano. Cercano. Vogliono esistere."

E poi la preghiera finale:

"Fermiamoci qui, artista, ti prego. [...] Restiamo qui per sempre [...] nella lunga lunghissima intermittenza fra il non ancora e il non più, dove possiamo piacere solo a chi vogliamo piacere [...] Fermiamoci, ti prego, prima di salire sulla giostra adulta [...] Poi la giostra rallenta, rallenta, sta per fermarsi e niente, puoi rimettere il gettone, fare un altro giro, ma mentre rallentava hai visto qualcosa, hai intravisto una scritta al neon che dice INGANNO. […] Felice senza sapere di esserlo, è felice perché possiamo essere solo questo, non altro ci è richiesto. L’ignoranza è una forma di felicità qualche volta. Siamo liberi." Quanto ci manca quella libertà?

E quanto è commovente quell'arrendersi del solitario, quel non cedere all'istinto bellicista che troppo spesso tende a sopraffarci ("Quasi nessuno è un pacifista, nella vita privata").

Grazie, grazie davvero.

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