9 Commenti
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Avatar di Pietro Di Gennaro

Una bella sfida scrivere strada vivendo! Sotto scadenza, dentro il verso che non schiude né si apre ma dimora sospeso nell'attimo che batte fuori tempo come mettere in pausa e riprendere sotto la pioggia di un appuntamento irrinunciabile. Digressione direbbe un cantore in queste ore di caldo folle fuori all'aperto dove il condizionamento dei pensieri non è naturale. Il muscoloso più amico con lei che con lui, il solitario. Il rapporto acerbo come il sorriso nudo della Casta' scala di livello verso una nuova asticella da superare più in alto, dove la confidenza prova ad avvicinarsi a quella già più intima con lei, lei, sì lei che gli piace pure se proprio glielo chiedi. Irrompe la gelosia che strattona la confidenza che si fa tessitrice di timori imprevisti. La relazione a due diventa stretta, arriva l'artista: le confessioni si fanno simposio adolescente? È una puntata che sembra andare fuori dal tema del titolo che promette tutto su una madre, sembra una sbandata ma che succederà adesso che la partita a tre sta per iniziare? Lei, lei, la ragazza amica, desiderio armato, dov'è, che pensa, che sta facendo? È una pena subdola l'attesa che nell'agenda dice tra una settima strada vivendo: è una sfida ulteriore che non perdona ma assolve senza uno straccio di peccato, nell'ombra nascosta alla luce di questa giovinezza seducente. 👏

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Avatar di Mario Massimo

La divaricazione fra i due personaggi della puntata (naturalezza e "commercio quotidiano con le ragazze" contro "potere descrittivo" ma manche contatto fra epidermide e carta patinata) si precisa nelle due analessi, simmetricamente giocate sul tema del seno, quello concreto scoperto dal costume e quello fantasticato sulla carta patinata di cui quasi vergognarsi (perché?, perché non si ha la faccia totale del muscoloso?), e diventa così impudica, poetica celebrazione della imperfezione adolescenziale. Magari, c'è da augurarsi che - in una prossima puntata? - la stessa cosa sia vista anche "dalla parte di lei". In ottica femminile insomma, no?

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Avatar di patrizia

Entusiasmante la differenza di personalità fra il muscoloso e il solitario. Il primo ,uno al quale tutto va bene, nulla sembra sconvolgerlo, ogni episodio, ogni persona sembra uguale, sufficientemente semplice. Molti vivono come il muscoloso, da dentro non arriva quasi niente, non si turba neppure davanti alle domande che il solitario gli pone quando l'amico gli confessa d'avere visto i capezzoli di una donna, alla quale è scivolato il pezzo sopra del bikini, mostrando il seno. Curiosità giustificata da parte del solitario che sogna davanti a quella immagine e continua a sognare affondando lo sguardo sulla copertina di una rivista che ritrae Laetizia Casta nuda . La fantasia prende spazio negli occhi di chi vorrebbe prendere il posto di un indifferente giovane per un'inattesa foto. Gelosia ? Chiede il muscoloso. Perché non affrontare questa tematica importante?

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Avatar di Claudia Sinno

Superlativo, sensazione e decisamente meritevole del tempo investito: un dono per quel che mi riguarda! Dal particolare al generale, e viceversa... Dalla luna e ritorno, davvero straordinariamente grata 🙏🏻

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Avatar di Alma Gattinoni

Primo commento. Nella riflessione dopo un mese di esperienza di "dialettica tra chi scrive e chi legge" definita "sfuggente" e così invitata a precisarsi, compare la rivendicazione da parte

dell'autore della scelta di questo esperimento e del suo obiettivo: accettare la formula della scrittura con scadenza "a tamburo battente", che sembra "una gabbia" imprigionante della libera ispirazione, ma invece, secondo chi scrive, è uno stimolo creativo (come per i poeti la gabbia della rima, sostiene Valduga). Un bisogno di rimettere in gioco un'energia "esausta" (aggettivo baricchiano), cercando la soluzione in un'alleanza tra le due parti, che comporta una conoscenza reciproca. Insomma un tentativo democratico di spodestare l'ipse dixit dal suo piedistallo, dando voce al popolo dei lettori, prima e dopo la lettura. Una extrema ratio per difendere il futuro della scrittura, che ha uno slancio costruttivo e generoso, perché si sobbarca anche rischi di delusione.

Secondo commento. Già dalle prime righe di questa sesta puntata, emerge con chiarezza la doppia dialettica tra chi scrive e il suo personaggio e tra chi scrive e chi legge. Tra "il solitario non lo sa" e "Bisogna sforzarsi di essere più precisi. Scrivere è questo. Riformulo" c'è l'autore onnisciente che tratteggia l'insipienza di un suo personaggio (per altro quello che più gli somiglia)ed esce dal testo con il campanello d'allarme pedagogico della precisione, variante dell'esattezza calviniana. Poi il faccia a faccia tra i due, solitario e muscoloso, effettivamente mantiene la promessa nel ritratto psicologico del muscoloso e della sua "memoria animale". In seguito la trama si regge (bello il lapsus lettore-lettone matrimoniale) attorno a un dialogo serrato su un capezzolo della ragazza e "il pezzo sopra slacciato" visto "in tempo" dal muscoloso. Evento che riecheggia le sessioni di studio del solitario con al centro il seno della modella Laetitia Casta. Rapido slittamento nel "precisare" l'approccio psicologico al desiderio, all'accelerazione del battito cardiaco nello spazio della fantasia di qualche mese prima. "Fermati attimo, sei bello" è l'esempio di una incursione nella memoria letteraria dell'autore, offerta al lettore, ma poi giudicata "irrilevante" (per felice contraddizione, scritta in neretto). La chiusura è affidata al vapore ormonale della formazione (corpo e sentimenti) dei due adolescenti, accomunati, anche se diversi, dal folgorante ossimoro "splendidamente ignoranti", che racchiude il rimpianto dell'irrepetibilità di quella innocenza. Ma tutto si riapre con l'arrivo dell'artista. Mentre Silvia si mantiene in un suo spazio indiretto e trasversale.

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Avatar di Claudia Lucca

Colpo basso (o da maestro!). Non me l’aspettavo. Il muscoloso ora diventa antipatico - per non dire peggio. E vorrei dire al solitario: «Fregatene! A 16 anni una ragazza ha voglia di parlare, di sentirsi in sintonia con l’altro, non di vedere pettorali (… almeno non solo)». Però l’agitazione, la gelosia… le capisco bene. Magari hanno anche appena tradotto a scuola Ille mi par esse deo videtur… la poesia di Catullo ispirata dalla cosiddetta ode alla gelosia di Saffo. Magari l’hanno appena studiato il fuoco sotto pelle, il pallore verdastro, il rimbombo nelle orecchie… e ora lui, il solitario, rischia di affondarci. Eppure che bello davvero (e grazie a chi l’ha scritto) questo attimo di giovinezza. “Fermati attimo, sei bello”! Mi hai fatto saltare nel passato, ai miei 16 anni. Quale attimo avrei voluto si fermasse per sempre? E ho rivisto la scena: una piazza, un palco, una sensazione di onnipotenza. Nulla di più vero: “Tesi, ansiosi, febbrili, eccitati”. Questa la giovinezza, che però ha bisogno di una vita che bussa alla porta. Per quale ragione ne abbia bisogno, sinceramente non lo so. Di fatto so che è così, anche se dall’altra parte c’è il vanaglorioso artista. Attendo il seguito con curiosità, felice di questo scambio di cui hai parlato nel video che condivido in pieno.

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Avatar di Vanessa

Paolo, 1999 è atmosfera, è la morbidezza del passato che ci avvolge. Chi era il muscoloso? Chi era l’artista? Chi sono io?

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Avatar di Carlo Cuppini

Continuo a leggere con interesse crescente, godendo via via di più. Grazie per questo viaggio letterario fatto inusitatamente insieme.

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Avatar di Claudia Lucca

… però oggi una cosa mi è mancata. La tua lettura del capitolo. Ci hai abituato troppo bene con i regali che ci fai… ma mi è mancata!

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